Parto con questo mio "Horizon Zero Dawn Remastered Recensione" riflettendo sul fatto che oggi le discussioni sulla legittimità di ogni singolo gioco, remaster, remake o IP originale che sia, sono una perdita di tempo senza uguali: invece di parlare in modo maturo di ciò che il mercato propone, ci si perde dietro virtuosismi che tutto sono tranne virtuosi.
Ogni gioco è di per sé una opportunità in più, per chi gioca e per chi sviluppa. Da un lato, infatti, Horizon Zero Dawn Remastered è una revisione tecnica eccezionale, nuovamente in mano a Nixxes, del titolo di Guerrilla del 2017, arrivato poi su PC nel 2020.
È una rinfrescata di cui molti potrebbero non sentire il bisogno ed effettivamente, tolta la fetta di utenza che è attenta a parametri come distanza di rendering, fluidità di gioco, frame rate elevati, qualità visiva degli ambienti o altri tecnicismi (un esempio è la stessa fetta di utenza che acquisterà PS5 Pro, i cosiddetti “tech aficionados”)… non credo esista pubblico per questa remastered, a parte ovviamente chi ancora il titolo deve giocarlo.
In questo senso, tra l’altro, i 10€ richiesti per l’upgrade sono più che legittimi, ma ve ne parlerò a breve.
Horizon Zero Dawn Remastered Recensione
Parlavo di opportunità in più anche per il team di sviluppo: sia che il porting sia effettuato internamente, sia che si lasci il lavoro a un team esterno (come in questo caso), è comprensibile per me, da game dev e malato perfezionista, la ricerca del dettaglio, o meglio del miglioramento di ciò che si è fatto grazie alla disponibilità di nuove tecnologie o strumenti.
È in fondo uno dei motivi per i quali moltissimi indie ora utilizzano unreal engine, uno strumento che chiaramente potrebbe essere una lama a doppio taglio quando è la struttura di design stessa del gioco a essere fallace, ma dall’altro lato può realizzare a schermo ciò che, te lo confesso, noi dev vediamo nelle nostre teste prima di lavorare in engine.
So che sto facendo il giro largo, ma è questo il contesto dal quale parto per giudicare Horizon Zero Dawn Remastered, lo stesso che mi ha avvicinato ai due The Last of Us Part “revisionati”. Ricerca del dettaglio, fedeltà alla visione, tecnicismi: qui tutto riesce bene.
La base sul quale lavora questa Remastered
Non voglio perdermi nel ri-recensire Horizon Zero Dawn: la struttura di base del gioco è la stessa, il flow del combattimento è la solita perfezione, Aloy è sempre un personaggio interessante. Sicuramente rimangono intatti anche alcuni dei difetti, come (opinione che condivido solo in parte) una struttura narrativa piuttosto “già vista” e la presenza di troppi (TROPPI!) ologrammi atti a spiegarci i frammenti di storia che forse meritavano delle cutscene apposite ma che, per forza di cose, non lo fanno.
Ho notato anche una certa frizione con il combat: è inutile rimarcare che il combat system del secondo titolo sia migliore in molte cose e questa Remastered, nel tirare a lucido praticamente ogni singolo aspetto del comparto visivo di Zero Dawn, riesce involontariamente anche a portare a galla gli aspetti che invece non possono essere fixati con un’operazione come questa.
Sto parlando di elementi prevalentemente di quality of life ma non solo.
Quella che più ci tengo a riferire, ma al contempo quella che è più ovvia se, come me, si parte con un salvataggio endgame, è una profondità di combattimento che non si riflette nelle fasi ostili contro umani. Se ben ricordi, anche diversi umani élite hanno parti da rimuovere per riuscire ad abbatterli, ma queste fasi non riescono mai a richiamare l’eccitazione del trovarsi contro un INSERIRE NOME DEL COSO CHE SPARA ACIDO.
Pezzo dopo pezzo, attacco contro attacco, demolizione dopo demolizione, la vera vittoria deriva dall’abbattere i bestioni meccanici, non certo dagli scontri con i birbanti. È essenziale in questo giudizio considerare anche il crafting: trovarsi a dover abbattere quegli stessi bestioni ma con un metodo più chirurgico a seconda del materiale che ci serve per potenziare il nostro equipaggiamento aggiunge eleganza e strategia a un combat system che già funziona nella sua immediatezza e nulla perde, anzi solo guadagna, con questo livello aggiuntivo di complessità.
Mancando nel combat con umani, è chiaro che il disequilibrio è percettibile anche in questa remastered. Basta con i difetti che non dipendono davvero da Nixxes, però: cos’è stato migliorato in Horizon Zero Dawn Remastered, esattamente?
Natura +
Data la diversità di biomi che Zero Dawn che regalava, è questo il primo aspetto del gioco che la remastered mira a rendere “paragonabile” a Forbidden West. Per portare molto dell’environment al livello che i bozzetti originali e le concept art mostravano, sono stati migliorati gli shader, le texture, le geometrie della flora e le interazioni con esse.
Mi hanno personalmente molto colpito i piccoli corsi d’acqua, visivamente molto più vivi e pieni di piccoli guizzi di vita animale.
Sono spunti che, vista la comunanza del Decima Engine con Death Stranding, mi incuriosiscono in vista di un sequel dell’opera di Kojima nella quale, magari con una giustificazione narrativa accettabile, i paesaggi attraversati da Sam e Fragile sono più… vivi. È stata poi migliorata la resa del meteo, con l’applicazione del sistema Nubis (quello di gestione delle nuvole) e la creazione della nuvola vulcanica in Frozen Wilds, asset ottenuto con la combinazione di tecnologie utilizzate per la prima volta nel DLC proprio di Forbidden West, Burning Shores, e di vari VFX.
Brulicante vita
La maggior memoria di PS5 ha permesso al team di migliorare anche il numero degli NPC, fornendo loro allo stesso tempo più routine e abitudini, più posti dove sedersi, camminare o lavorare. Le zone comuni e le città, perfino diversi villaggi, sembrano visivamente molto più trafficati e “pieni”, contribuendo a restituire un mondo che quasi esiste (ora ancora di più) a prescindere da Aloy e dalle nostre azioni.
In fondo la parete di cristallo dell’immersività è facile da abbattere quando tra le mani abbiamo titoli e team che non riescono a trovare modi per raggiungere buoni livelli dentro i limiti tecnici imposti dalla “macchina” sulla quale lavorano.
PS5 (e presto PS5 Pro, che non vedo l’ora di recensirvi) rimuove alcuni di questi limiti, e permette a team con il giusto know-how di spingere in fatto appunto di immersività e complessità, anche “solo” visiva, degli ambienti di gioco, elemento particolarmente essenziale in open world. Parte di questa rimasterizzazione ha anche toccato gli asset del terreno, sostituiti con quelli di Forbidden West, e rifatti da zero per aree come Meridian e Daytower.
Rocce, utensili e diversi edifici sono stati migliorati e ne è stata rivista la geometria, ora a più alta risoluzione.
Dialettica elevata
Sicuramente il lavoro più interessante e sorprendente è quello relativo alle 10 ore di Motion Capture aggiuntivo eseguite per questa Horizon Zero Dawn Remastered. Registrate nello studio di mocap ad Amsterdam, queste contribuiscono a rendere molto più naturali i dialoghi con la maggior parte dei personaggi secondari del gioco, aspetto che nuovamente mira ad annullare la differenza con Forbidden West.
Sono infatti moltissimi i dettagli che gli animatori hanno dovuto analizzare e adattare, dalla differenza di altezze fra attrici e attori, al loro gender, all’immobilità di mani e dita durante alcuni stralci di dialogo, alla posizione innaturale delle spalle, fino alle animazioni facciali, anch’esse ri-catturate per rispondere meglio alle rinnovate sessioni di mocap.
Dati tutti gli altri miglioramenti, Nixxes e Guerrilla hanno anche deciso di concentrarsi sulle nostre comprimarie e comprimari, e su come queste reagiscono al “nuovo” mondo intorno a esse: dalla reattività al nuovo sistema di illuminazione, alla capacità di reagire ai vari climi presenti nella mappa, a modelli migliorati (compresi quello di Aloy bambina e adulta, ora non solo più aderenti a quanto mostravano le concept art ma fedeli al rinnovato modello presente in Forbidden West).
https://www.youtube.com/watch?v=rgDYyxOKBgg
E quindi… com’è?
Devo chiudere questa recensione molto tecnica esattamente come l’ho iniziata: Horizon Zero Dawn Remastered è una possibilità in più, nascosta dentro una corazza tecnica ora molto più vicina all’inespugliabile (offerto da Forbidden West). Vedere questa remastered a lato della versione originale restituisce un colpo di frusta notevole, e al contrario è minima la frizione quando si tracciano paragoni con il sequel.
Che siano i 10€ di upgrade se già possedete il gioco, o i poco meno di 50€ se non lo aveste, Zero Dawn Remastered soffre sicuramente l’assenza di elementi quality of life più recenti, ma non avrà mai abbastanza difetti da non giustificarne la spesa.
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